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Il Rione visto dagli scrittori
- Tema: Letteratura; Curiosità; Architettura
Galleria immagini
Informazioni storia
Nel suo libro del 2005 “Nero Esquilino” Marcello Giordano traccia una descrizione del rione partendo dalla stazione Termini, arrivando a piazza Vittorio con la sua Porta Magica, il mercato all’aperto (sino all’anno 2000) e i suoi caratteristici portici dove si svolgeva nell’immediato secondo dopoguerra un singolare commercio del tabacco.
“Un rione tradizionalmente occupato da una cittadinanza di fascia medio-borghese ma anche territorio dagli accenti operosi e vivaci. Caratterizzato dai palazzi a tinta ocra o rosata e dallo stile umbertino, costruiti a cavallo tra ottocento e novecento… con le strade ampie, ariose, intersecate con precisa geometria, secondo una pianificazione urbanistica davvero inappuntabile. E con dei punti di riferimento nevralgici come la grande stazione Termini che, se risponde a verità l’adagio che tutte le strade portano a Roma, doveva essere oberata da un traffico su rotaie sicuramente frenetico sin dal 1874, l'anno della sua pomposa inaugurazione... Altro vanto del rione era la vastissima piazza Vittorio, un riuscito esempio di urbanizzazione alla piemontese. Con gli edifici a porticato lungo i quattro lati e il grande giardino centrale che ospita, insieme a fontane, monumenti ed esemplari di flora mediterranea, l’inquietante Porta Magica, un portale fiancheggiato da figure mostruose e decorato con incisioni di segni cabalistici e massime sibilline che, secondo una antica leggenda cittadina, celerebbero addirittura la formula dell’oro lasciata da un famoso negromante del Settecento!
Negli spaziosi marciapiedi, tutt’ intorno al giardino, il mercato all’aperto del mattino, un carosello animatissimo di colori, odori, di richiami vocali dei numerosi banchisti e ambulanti, tutti improntati alla battuta ironica e scanzonata, arguta, come nelle migliori tradizioni della Roma popolaresca immortalata nelle opere dei suoi tre maggiori cantori: Belli, Pascarella e Trilussa.
Al riparo dei portici di piazza Vittorio, invece, durante i pomeriggi dell'immediato dopoguerra veniva organizzato un singolare commercio: quello del tabacco usato che proveniva dai mozziconi di sigarette che i ciccaroli raccattavano setacciando pazientemente le strade dei dintorni. Per poi rivenderlo sfuso, ammucchiato su dei semplici fogli di giornale spiegati per terra..”
In un recente libro “Il colore del tuo sangue” del 2022, Paolo Restuccia ne descrive altri aspetti:
“Il sole del mattino inondava di luce le palme sulla Porta Alchemica di piazza Vittorio, come fossero le regine di una foresta lussureggiante, sorte per caso tra le mura dei portici e i negozi cinesi. Per via Principe Eugenio passò un tram già pieno. L'Esquilino si stava svegliando e tra poco si sarebbe riempito di gente di ogni età che veniva da tutte le terre del mondo …. Lungo quelle strade, giorno e notte, anche adesso che il resto della città si andava svuotando per l’estate, si muovevano uomini e donne di quasi tutte le parti del mondo. Alcuni avevano abbandonato le loro città, altri le loro campagne; alcuni erano in fuga dai deserti e altri dalle piogge; certi facevano impressione per le cicatrici rimarginate malamente, di guerre lontanissime sui loro corpi magri; sotto i portici della piazza c’erano quelli arruolati dalle mafie, spacciatori e spacciati; a quell’ora c’erano anche dei romani che si affrettavano per raggiungere il lavoro. Molti parlavano a voce alta nei telefonini, forse per superare gli oceani di distanza che li separavano da chi era rimasto a casa, così le parole di lingue che Greta non conosceva si mescolavano all’italiano arrochito del romanesco strascicato.”