Scarica gratis l'app MusEQ!
Vai alla pagina dedicata e inquadra il QRcode, oppure scaricala gratis sugli store ufficiali!
Colori dei Romani. I mosaici dalle Collezioni Capitoline
Centrale Montemartini- Dal: 27/04/2021
- Al: 25/06/2023
- Luogo: Via Ostiense, 106
- Orario: Dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00
- Prezzo: Intero € 10,00; ridotto € 9,00. Per i residenti in Roma Capitale e nell’area metropolitana (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): intero € 9,00; ridotto € 8,00
-
Informazioni:
Ultimo ingresso un'ora prima della chiusura
Giorni di chiusura
Lunedì, 1 gennaio e 1 maggioCONSULTA SEMPRE LA PAGINA AVVISI prima di programmare la tua visita al museo.
Biglietto d'ingresso
Ingresso gratuito al museo con la MIC card, acquistabile nei musei e onlinePromossa da
Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni CulturaliRealizzazione della Guida Breve
Campisano Editore - Tipo: evento
- Organizzazione: Zètema Progetto Cultura
- Sito: www.centralemontemartini.org/it/mostra-evento/colori-dei-romani-i-mosaici-dalle-collezioni-capitoline
Galleria immagini
Il 14 marzo inaugura la terza fase della mostra, l'esposizione si arricchisce di sedici nuove opere appena restaurate e mai esposte prima. Con quest’ultimo gruppo di opere il racconto della mostra estende il suo arco cronologico fino all’epoca tardo-antica.
Un evento importante per raccontare, attraverso la trama colorata di queste opere, brani di storia della città di Roma, illustrando nel modo più completo i contesti originari di rinvenimento. Accanto ai mosaici sono esposti anche gli affreschi e le sculture che insieme ad essi costituivano l’arredo degli edifici di provenienza; questa presentazione d’insieme consente di interpretare le scelte iconografiche, i motivi decorativi, l’aspetto formale delle opere come espressione del gusto e delle esigenze dei committenti. Tutto questo offre un significativo spaccato della società romana in un ampio periodo compreso tra il I secolo a.C. e il IV d.C.
La ricca e preziosa documentazione d’archivio, messa a corredo delle opere esposte, illustra i rinvenimenti con foto storiche, acquarelli e disegni, testimonianze che aiutano a raccontare il clima e le circostanze che determinarono queste scoperte: le trasformazioni urbanistiche e il fervore edilizio che caratterizzarono la storia di Roma tra gli ultimi decenni dell’800 e i primi decenni del secolo scorso, quando, parallelamente al progressivo ampliamento della città per far fronte alla sua nuova funzione di capitale d’Italia, fu scritta una delle più “fortunate” pagine dell’archeologia romana.
Alcuni dei mosaici esposti alla Centrale Montemartini sono stati presentati nel 2019 in una mostra di grande successo allestita in tre sedi dell’area geografica balcanica: la prima e la seconda dal titolo “Visioni colorate dell’antica Roma. Mosaici dai Musei Capitolini” nel National Archaeological Institute with Museum at the Bulgarian Academy of Sciences a Sofia (16 maggio-3 agosto 2019) e nella Galleria Nazionale dell’Armenia a Jerevan (9 agosto-29 settembre 2019), la terza dal titolo “Antica Roma a colori. Mosaici dai Musei Capitolini” nel Museo della Georgia Simon Janashia di Tbilisi (10 ottobre-10 dicembre 2019).
L’esposizione si articola in quattro sezioni tematiche, all’interno delle quali il percorso segue un ordine cronologico.
SEZIONE 1. L’arte del mosaico presso i romani. La storia e la tecnica
La prima sezione introduce alla storia dell’arte del mosaico. Le opere scelte rappresentano tutte le tipologie dei pavimenti e delle decorazioni musive parietali, consentendo di illustrare attraverso le tecniche, i materiali, i colori, i motivi decorativi, l’evoluzione stilistica e la trasformazione dell’arte musiva nel corso del tempo. Dal più semplice decoro alla più complessa narrazione, i mosaici esposti sono l’espressione più alta e raffinata di capacità tecnica e di ispirazione artistica.
Dal 24 novembre 2021: nuove trame colorate realizzate con grandi tessere di preziosi marmi policromi caratterizzano due nuovi mosaici inseriti nella prima sezione, entrambi databili tra il III e il IV secolo d.C. Il primo presenta un motivo a scacchiera con riquadri di differenti colori, mentre il secondo è decorato da una più complessa composizione formata da motivi geometrici e floreali. Tessere di marmi preziosi, di basalto e di porfido rosso, creano un efficace contrasto cromatico.
SEZIONE 2. Vivere e abitare a Roma tra la fine dell’età repubblicana e l’età tardo-antica: le dimore di lusso e i contesti domestici
La seconda sezione, contraddistinta dal colore verde, presenta i mosaici provenienti dalle dimore di lusso, che a partire dall’età repubblicana caratterizzavano alcuni settori della città antica. Il percorso segue un criterio cronologico, passando dagli esemplari più antichi – come il grande mosaico policromo a cassettoni, scoperto presso la Villa Casali al Celio – a quelli via via più recenti, fino ad arrivare al IV secolo d.C., epoca alla quale appartiene il mosaico con busto di stagione, forse parte dell’ornamento pavimentale di un edificio che ricadeva nella proprietà dell’imperatore Gallieno. Fa da quinta scenografica a questa sezione lo straordinario mosaico parietale con la scena della partenza di una nave dal porto, preziosissimo ornamento della domus di Claudius Claudianus, una ricca dimora che sorgeva sul Quirinale nella seconda metà del II secolo d.C. La ricchezza della casa era ostentata con preziose sculture e sontuosi oggetti di arredo, che sono stati per la prima volta presentati in questa mostra a testimonianza del prestigio sociale, del gusto abitativo e dell’esigenza di autorappresentazione del proprietario.
Dal 24 novembre 2021: questa sezione si amplia, accogliendo nei suoi spazi nuove opere. Tra queste domina il grande mosaico pavimentale con decorazione a cassettoni, proveniente da una lussuosa domus che sorgeva in età repubblicana sull’Aventino. L’eccezionale stato di conservazione del mosaico presenta il pavimento integro in tutte le sue parti.
SEZIONE 3. Gli spazi del sacro: la basilica Hilariana
La Basilica Hilariana, sede del collegio dei sacerdoti addetti al culto di Cibele e Attis, è l’esempio emblematico di un apparato decorativo in cui tutti gli elementi dell’arredo concorrono alla narrazione del contesto e della sua funzione. I primi resti archeologici della Basilica Hilariana vennero alla luce tra il 1889 e 1890 durante gli scavi per la costruzione dell’ospedale militare del Celio. L’edificio aveva incredibilmente preservato in situ un insieme di reperti significativi per l’identificazione stessa del monumento, tra i quali due mosaici straordinariamente conservati, esposti nella sezione. Manius Poblicius Hilarus era il ricco mercante di perle che sostenne gli oneri finanziari per la costruzione della basilica che da lui prese il nome; sulla soglia dell’edificio l’iscrizione a mosaico recitava: “A chi entra qui, e alla Basilica Hilariana, siano gli dèi propizi”. Conosciamo anche il volto del generoso benefattore: si conservano, infatti, il suo ritratto e la base della sua statua, posta all’ingresso dell’edificio, che al momento della straordinaria scoperta fu accuratamente documentato con tavole acquarellate, anch’esse esposte in mostra con tutti gli elementi dell’apparato decorativo scultoreo e musivo.
SEZIONE 4. I mosaici degli edifici funerari nelle necropoli del suburbio di Roma
Nel repertorio sepolcrale la decorazione – che si tratti di temi figurati, di motivi ornamentali o di soggetti mitologici – è volta sempre a esaltare le qualità del defunto e a rievocare i valori collettivi fondamentali della società romana. I mosaici presentati in questa sezione sono tutti cronologicamente inquadrabili nel II e III secolo d.C. e provengono da contesti funerari situati nelle aree suburbane della città. Con i suoi colori vivaci, il mosaico ottagonale con pavoni è un esempio emblematico di un motivo decorativo carico di significati escatologici e salvifici: il pavone, uccello sacro a Dioniso, perdendo ogni anno la coda e rimettendola in primavera con lo sbocciare dei fiori, allude alla rigenerazione oltre la morte. I documenti di archivio messi a corredo dell’esposizione mostrano il contesto di rinvenimento: il mosaico costituiva la parte centrale del pavimento di una ricca tomba di famiglia situata lungo la via Appia.
Dal 24 novembre 2021: la sezione accoglie altre opere inedite, tra cui un mosaico bianco e nero che presenta una vivace decorazione con figure di amorini circondati da tralci di acanto. Il mosaico costituiva il pavimento di una tomba scoperta a Roma nel 1936, durante gli scavi per la costruzione di una chiesa nei pressi della Stazione di Trastevere; l’edificio sepolcrale faceva parte della necropoli che in età romana sorgeva lungo la via Portuense.
Nuova SEZIONE “I colori del marmo"
Dal 14 marzo 2023: con un gruppo di 16 opere appena resturate e mai esposte prima il racconto della mostra estende il suo arco cronologico fino all’epoca tardo-antica e propone tipologie di manufatti finora assenti nel percorso espositivo: i mosaici a grandi tessere marmoree e l’opus sectile. Espressione del lusso fin dalla prima età imperiale, l’uso dei marmi colorati si afferma sempre di più durante gli anni di massima espansione dell’impero, divenendo consuetudine in ambito privato e nell’architettura pubblica, civile e sacra. Nella Roma del III e del IV secolo d.C. la grande disponibilità di marmi colorati e gli scarti di lavorazione dei grandi cantieri edili erano impiegati per diversi scopi, tra i quali la realizzazione di tessere di mosaico. È in questo periodo che nasce una categoria particolare di mosaici pavimentali a grandi tessere, realizzati con materiali particolarmente preziosi: porfido, serpentino, portasanta, giallo antico.
La mostra è a cura di Claudio Parisi Presicce, Nadia Agnoli e Serena Gugliemi. La progettazione e la direzione dei lavori di allestimento sono a cura degli architetti della Sovrintendenza Roberta De Marco e Monica Zelinotti, con la collaborazione di Maria Cucchi e Simonetta De Cubellis. La guida breve alla mostra è pubblicata da Campisano Editore. Organizzazione a cura di Zètema Progetto Cultura.