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R E W I N D
Esquilino- Dal: 2024-02-20
- Al: 2024-03-22
- Luogo: Piazza di Porta San Giovanni, 10
- Orario: Dal lunedì al venerdì dalle ore 16:00 alle ore 19:00
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Informazioni:
Inaugurazione martedì 20 febbraio 2024 alle ore 18:00
Performance ore 19:00 al Teatro Basilica
In occasione del vernissage si potranno degustare i vini di CASALE DEL GIGLIO - Tipo: event
- Organizzazione: Associazione TRAleVOLTE
- Sito: https://www.tralevolte.org/
Galleria immagini
L’Associazione TRAleVOLTE è lieta di presentare REWIND di Francesco Impellizzeri attraverso una installazione di lavori, eseguiti tra la metà degli anni ottanta e il novanta, e una performance musicale negli spazi del TeatroBasilica che dialoga con le opere esposte.
Il progetto di questa mostra nasce da un recente trasloco, come meglio ci spiegano le parole di Francesco Impellizzeri.
“Rewind è quel tasto che ha assunto un particolare significato per la mia generazione. Ci permetteva di riavvolgere il nastro musicale verso l’inizio della cassetta, alla ricerca di quel brano che ci aveva suscitato un’emozione. Traslocare lo studio ha permesso di passare in rassegna tutta la mia produzione artistica: dai primi disegni infantili ad oggi.
Ma è il periodo di fine anni ’80, quello in cui le pitture iniziano a dialogare con la musica, che ha fermato la mia attenzione. Le velature vocali diventavano sovrapposizioni bianconere, sottili pennellate come ripetuti soffi di voce. La poesia in musica degli chansonnier francesi, il graffio vocale di Billie Holiday, fino ai sussurri
vellutati di Mina hanno permesso lo sviluppo del mio "concerto" che, dal 1990, si è poi concretizzato attraverso le performance musicali. Così nasce l’opera “BARBARA’ L’aigle noire” del 1987 con cui partecipo alla prima importante collettiva alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e poi tanti altri lavori giocati su tonalità di grigie griglie, accese da rapidi lampi blu oltremare. Gli spazi storici di “TRAleVOLTE” fermano quegli anni della mia produzione artistica con il tasto della memoria”.
Rewind
Rewind è quel tasto che ha assunto un particolare significato per la mia generazione. Ci permetteva di riavvolgere il nastro musicale verso l’inizio della cassetta, alla ricerca di quel brano che ci aveva suscitato un’emozione.
Quell’emozione veniva riportata attraverso ritmati gesti, mentre il pennello strisciava sul liscio supporto delle morbide tele di cotone tese sul telaio, irrigidite dal candido fondo di gesso.
Tutto questo è iniziato quando i ritmi musicali si spandevano fino a riempire l’appartamento della mia infanzia.
Tasti giocavano con le dita di mia madre, proponendo classici pezzi in bianco e nero che gli spartiti mostravano attraverso righe perfette, su cui danzavano pallini ordinati, come le vocali e consonanti che cercavo faticosamente di fare entrare su quelle dei miei quaderni di scuola. Sono nate così le mie passioni che hanno poi generato eterogenee opere.
Traslocare il mio studio, dopo quasi trentanni, ha permesso di passare in rassegna tutta la mia produzione artistica: dai primi disegni infantili ad oggi. Ma è il periodo di fine anni ’80, quello in cui le mie pitture iniziarono a dialogare con la musica, che ha fermato la mia attenzione: quello dell’Astrazione Povera, “contestualizzata” da Filiberto Menna che, grazie a Fulvio Abbate, aveva visto alcune foto di questi lavori ma purtroppo non era riuscito a inserire nelle sue rassegne espositive.
Gli spazi storici di TRAleVOLTE fermano oggi, con il tasto della memoria, quegli anni della mia produzione artistica. La poesia in musica degli chansonnier francesi, il graffio vocale di Billie Holiday e il Jazz sincopato fino ai sussurri vellutati di Mina hanno permesso lo sviluppo del mio “concerto” che, dal 1990, si è poi concretizzato attraverso ludiche performance musicali, condite di un’ironica critica sociale.
Le velature vocali diventavano sovrapposizioni bianconere, sottili pennellate come ripetuti soffi di voce. Così nasce l’opera Barbarà L’aigle noire (1987) con cui partecipo alla mia prima importante collettiva alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e poi tanti altri lavori giocati su tonalità di grigie griglie, che si intrecciano nell’opera inedita Come Sinfonia (1988) leggera come una vela, o accese da rapidi lampi blu oltremare, del dittico Yesna Zminianac (1989), e di Sarah Vaughan (1990) dalla forma triangolare che svetta verso l’alto come un pungete acuto ovattato dal ritmo Blues.
Seguendo suoni stridenti avevo anche sostituito il trapano al pennello per realizzare gli stessi segni su vetri e specchi, oppure atteso la magica alchimia dei colori dopo la cottura di piatti e vasi in ceramica. Potrebbe sembrare retorico dire che la canzone supportava il movimento della mano mentre si posava sulle superfici, molti artisti nel passato hanno ascoltato musica durante l’esecuzione delle opere, ma la novità stava forse nel duetto tra la mia voce e l’interprete principale.
Alcune canzoni “madrine” ascoltate in quel periodo le eseguirò nei limitrofi spazi del TeatroBasilica, in un fil rouge di suoni e azioni, cercando di mostrare se, oltre le pitture, la voce riesce a riavvolgere i suoni e le sensazioni che caratterizzavano il mio gioco artistico di quegli anni.
Francesco Impellizzeri