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MOSTRA FOTOGRAFICA DI MASSIMO ANGELONI
Esquilino- Dal: 2023-04-15
- Al: 2023-04-28
- Luogo: Via Angelo Poliziano 32/34
- Orario: Dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00
- Prezzo: Ingresso libero
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Informazioni:
Opening event: sabato 15 Aprile 2023 alle ore 17:30
- Tipo: event
- Organizzazione: Medina Art Gallery
- Sito: www.medinaroma.com/
Galleria immagini
Mostra fotografica di Massimo Angeloni – Testo dell’artista
“Nell’universo, il tempo non esiste; è una dimensione di riferimento nello spazio creata dal pensiero umano”. È un’affermazione enunciata e condivisa da molti astrofisici teorici e cosmologi. Nella nostra dimensione umana, utilizziamo ciò che noi avvertiamo come “tempo” per studiare lo spirito della vita, attraverso lo spirito del tempo stesso che ci accompagna, trasformandolo, di volta in volta, in significati assoluti diversi. La fotografia, anche in questo campo, può riuscire, riesce a individuare, cogliere e fermare le viste interne del nostro io, rivelate dal suo inesorabile realismo. La fotografia si manifesta nel visibile, ma attraverso questo, può riprendere anche ciò che non si trova davanti all’obiettivo della fotocamera; ogni immagine visibile è una parzialità, un taglio della realtà completa, perché la realtà completa è costituita anche dalle emozioni, dai pensieri e sentimenti che sono evocati dal visibile; per questo, la fotografia è veramente reale quando viene riproposta con l’energia evocativa del suo essere, avvolta nell’intensità emozionale che sa suscitarci.
E’ con essa che possiamo rivelare il nostro ingresso nel senso delle cose, più ancora in quelle che stanno cambiando e raggiungere così emozioni che poi si manifestino nei nostri desideri e nelle nostre convinzioni. Ed è ciò che accade quando attraverso il personale subconscio, inconsapevolmente, ci rivolgiamo verso i più grandi interrogativi della vita, con l’incertezza e l’insicurezza che ci assalgono nella ricerca proprio di quel senso delle cose. Torna ad essere ricorrente nelle fotografie proposte, la presenza dell’immagine nell’immagine, a richiamare l’esistenza della caducità del vissuto presente che ci portiamo dentro, nell’incessante intento di sovrapporre memoria alla memoria, inseguendo l’istante già fermato. Diventa così evidente come premere il pulsante di scatto della fotocamera sia solo la parte finale, il completamento del processo speculativo che è alla base della ricerca dell’immagine da fissare, perché la fotografia affermi così il suo più elevato e recondito significato: descrivere anche quello che non si riesce a dire, esistere dove non arrivano le parole. Concettuale o immediata, la fotografia non è in contraddizione; sono due diverse forme della realtà che diventano due diverse forme dell’espressione creativa del fotografo, che cerca di cogliere la realtà stessa nelle sue manifestazioni maggiormente collegate direttamente alla sfera umana, alle sue emozioni, alla ricerca di quelle risposte universali del vivere.
La fotografia tenta così innumerevoli volte di dare una risposta immediata, diretta, non retorica e perciò universale, a quella domanda fondamentale, a volte ripetutamente onirica, sull’esistenza del mondo e dell’essere vivi, rivestendo un ruolo sociologico oltre che personale e antropologico. Si istituisce così un itinerario emotivo con il quale, attraverso la sua percezione, viene consentito alle idee di avere una loro specifica forma, concretizzando l’invisibile. Quante volte si è detto e ripetuto che le fotografie sono la cattura dell’attimo irripetibile, così come è stato, così come è stato visto, così come è stato vissuto, tanto che scattarne una è un gesto così veloce da sembrare effimero e proprio per questo si può pensare che le fotografie si possano fare in fretta. Invece, bisogna anche fermarsi a pensare, poi guardare e ancora dopo scattare. Fotografare è anche ostinarsi a guardare. Cosa? I pensieri. Fermarsi a scattare … e pensare. Fermarsi a pensare … e scattare.
Mostra fotografica di Massimo Angeloni – Testo di Guendalina Fiammenghi
Le fotografie di Massimo Angeloni riescono nella difficile impresa di fermare il tempo senza bloccarne il movimento, così fotografie strappate continuano a muoversi spinte dal vento, a dondolare come panni stesi, a raccontare la storia di qualcuno che ormai se ne è andato, lasciando impresso il suo passaggio solo attraverso una sedia ormai vuota. Massimo Angeloni riesce, con la forza della semplicità e del bianco e nero, a dimostrarci “come premere il pulsante di scatto della fotocamera sia solo la parte finale del processo creativo”.
All’emozione, che si trasmette dalla carta stampata all’osservatore, è riservato il ruolo principale nella poetica dell’artista, che, testimone di un momento irripetibile, offre l’opportunità di viverlo, comprenderlo e ricordarlo. Le atmosfere impresse nelle fotografie di Angeloni ci raccontano, con voci familiari, storie universali ed intime allo stesso tempo, dove l’osservatore riesce ad interagire con ogni oggetto ed elemento, percorrendo ed avanzando individualmente nel proprio percorso emozionale.
La fotografia ha l’arduo compito di scatenare una riflessione nello spettatore, una riflessione che sia priva di limiti e di barriere, che spazi il più possibile nelle zone più arcaiche del pensiero, dove vivono i grandi quesiti collettivi dell’umanità. “La fotografia” ci spiega l’artista “tenta così innumerevoli volte di dare una risposta […] a quella domanda fondamentale, a volte ripetutamente onirica, sull’esistenza del mondo e dell’essere vivi, rivestendo un ruolo sociologico oltre che personale e antropologico.”